Mercede Mundula

RUDE E PENSOSA ERA…
La scrittrice cagliaritana studia l'opera dell'amica Grazia Deledda



Anno: 2012

Collana: I Griot Tascabili, 20

Formato: 12 x 20 cm

ISBN: 978-88-95462-47-9
Pagine: 216

Prezzo: € 22,00

Peso: 210 g

Illustrato


Rude e pensosa
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Il libro:

Grazia Deledda raccontata da Mercede Mundula. Non era scontato che tra le due donne dovesse nascere una profonda amicizia, tanto erano diverse, per nascita, per formazione culturale, per risultati artistici.    
La Deledda era un’autodidatta di genio, dalle molte e variegate letture, vissuta fino al matrimonio a Nuoro, dove vinse l’iniziale diffidenza dei suoi concittadini, che giudicavano un eccesso di presunzione la sua aspirazione a divenire una scrittrice. Mercede, figlia di un notaio in solidi rapporti con i maggiorenti della sua Cagliari, aveva fatto studi magistrali e apparteneva a un ambiente culturale vivace. Raggiunta Roma, appena sposata, inizia la sua attività di critica letteraria, pubblicando studi proprio su Grazia Deledda.    
La scrittrice nuorese e la poetessa cagliaritana riflettono due caratteri fondamentali della Sardegna: da una parte la solida austerità barbaricina, dall’altra la solarità della città mediterranea. Il libro raccoglie conferenze, recensioni e critiche letterarie assieme a un’intera monografia, scritta dalla Mundula (pubblicata dall’editore Formíggini), per raccontare l’opera della Deledda.
Mercede descrive le emozioni nascoste della scrittrice nuorese nel momento più importante della sua vita: «Rude e pensosa era, ma serena… Ricordo la mattina dell’annunzio del premio Nobel: la trovai calma, impassibile, come se nulla fosse avvenuto, come se quel riconoscimento mondiale non la riguardasse. Per un caso felice ero lì quando giunse l’annunzio ufficiale … con l’invito a Stoccolma … Nel leggere, il suo viso aveva la solita compostezza tranquilla, quasi avesse sotto gli occhi la lettera di una ignota ammiratrice».    

Il volume è curato da Maria Crespellani, Franca Ferraris Cornaglia e Giovanna Puddu, con prefazione di Sandro Maxia e un saggio di Monica Biasiolo.

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